Veglia di preghiera – San Pio X

Venerdì 17 novembre 2023, presso la chiesa di San Pio X, si è tenuta la veglia di preghiera serale “Hai messo un seme di felicità”.

La celebrazione ha avuto come fulcro di meditazione il mistero della visita di Maria a Elisabetta con l’invito a ricomporre in unità la vita delle nostre comunità – spesso separate – e a riconciliarci fra noi.

Il vescovo Marco ha strutturato la veglia sulla composizione dell’opera che raffigura l’incontro tra Maria ed Elisabetta (“Visitazione” di Arcabas) in sei momenti.

 

  1. LA VITA AL CENTRO

Si è iniziato a costruire la parete dalla fila centrale del dipinto: i grembi gravidi delle due donne e le croci dei figli. Hanno presentato i quattro teli i rappresentanti di coloro che hanno il ministero di generare.

Oltre alla vita biologica esiste un altro livello di vita: un germe divino abita dentro di noi. A questo si sovrappone la croce che con dolore e fatica genera vita. I grembi gravidi sono il Signore Gesù e il suo testimone: è l’immagine di una Chiesa generativa. Il vescovo ci invita a prenderci cura dei cammini delle nostre comunità per custodire la forza spirituale dei fedeli.

  1. LA VITA SI COMUNICA

La vita che pulsa in Maria ed Elisabetta risplende negli sguardi e si comunica attraverso le loro parole. Hanno presentato i tre teli della prima fila del dipinto coloro che hanno un ministero di annuncio nelle comunità.

I nostri corpi, i nostri sensi sono fonte di comunicazione. Mettersi in ascolto dell’altro significa fare spazio dentro di sé. La parola può edificare, tuttavia ha anche il potere di distruggere. La nostra bocca sia quindi pronta a dire bene, disposta a benedire.

A volte con lo sguardo possiamo veicolare più delle parole; attraverso uno sguardo possiamo capirci senza parlare.

Siamo chiamati a curare la comunicazione fra noi poiché da questa nasce la comunione.

  1. LA VITA GENERA COMUNIONE

La vita donata di Dio diventa abbraccio e crea contatti e legami. Hanno presentato i quattro teli della seconda fila coloro che hanno un ministero di accoglienza e di consolazione.

Maria condivide con la cugina Elisabetta il segreto dell’annuncio dell’angelo. È importante appoggiarci sulla fedeltà poiché gli altri sono un segno di Dio fra noi. Questa fiducia ci fa apprezzare i legami umani sia per raccontare le nostre esperienze spirituali sia per sostenerci. Tale fiducia è come un abbraccio che ci mette in contatto, ci stringe, ci fa andare oltre gli schermi dei computer e dei telefoni.

Siamo creature a immagine di Dio se sappiamo accogliere lo Spirito nel nostro cuore. Si realizzino relazioni personali mediante il dono dello scambio, della disponibilità, dell’accoglienza, al di là della strumentalità. Ci serve tempo – come Maria che rimane per tre mesi a casa di Elisabetta – per essere fratelli e sorelle.

  1. LA VITA ESULTA!

Celebriamo il dono della vita di Dio come i corpi delle madri hanno esultato e danzato. Hanno presentato i quattro teli della quarta fila coloro che hanno un ministero a servizio della liturgia.

Maria ed Elisabetta danzano di gioia ed esultano cantando il Magnificat: percepiscono Dio grande dentro di loro. Anche noi siamo chiamati a festeggiare, soprattutto all’interno della messa domenicale. Non siamo noi i protagonisti, ma siamo coloro che partecipano alla resurrezione del vero protagonista, Gesù.

Il vescovo ci esorta a essere persone creative per realizzare un’atmosfera emozionale di appartenenza con l’augurio di saper vivere il servizio con gusto. Solo così impareremo a servire mettendo a disposizione il nostro tempo e le nostre energie con vero cuore.

  1. LA VITA CAMMINA

Portiamo il dono della vita nel mondo con il passo deciso di Maria. Hanno presentato i quattro teli della quinta fila coloro che interpretano forme di missionarietà laicale, servizi alla cittadinanza, di animazione socio-culturale del territorio, di custodia dell’ambiente.

Maria è missionaria, parte in fretta per portare Gesù alla cugina Elisabetta. Questo mettersi in viaggio ci stimola a risvegliare la presenza del Cristo che è in noi. Chi è discepolo diventa anche missionario. Il vescovo sottolinea che non abbiamo una missione, ma siamo una missione in questo mondo. Non è un ornamento, non è un ruolo, ma è qualcosa del nostro essere; significa manifestare il Signore anche nei piccolissimi gesti che compiamo per la comunità. È giunto il tempo di riaccendere lo zelo di far conoscere il Signore.

  1. LA VITA NON ESCLUDE NESSUNO

Nessuno è lontano dal dono di vita: molti assistono nella penombra come Zaccaria, testimone muto dell’incontro di sua moglie Elisabetta con Maria. È stato infine presentato il telo mancante per completare l’immagine apposta sulla parete.

Zaccaria, che in disparte assiste alla scena, ci ricorda che la nostra fede attraversa tante zone di penombra. Lo Zaccaria incredulo che è in ciascuno di noi ci fa dire: “Aumenta, Signore, la nostra fede!”.

Come Zaccaria, tanti di noi sono sulla soglia, allontanati per senso di inadeguatezza, delusione, rabbia, dolore… Perciò siamo mandati verso gli altri, senza innalzare muri, siamo chiamati ad annunciare, a sconfinare – oltre i pregiudizi – per essere strumenti di Dio, desiderosi di fare pace, pronti a benedire.

Il vescovo ha concluso rammentando di fare un segno di croce ogni sera prima di dormire per benedire la nostra città e ha invitato a recitare ogni mattina fino al giorno di Natale la preghiera consegnata ai fedeli a fine celebrazione.

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